Domenica 18 aprile 2021 è stato rivelato il terzo ed ultimo nome di chi, insieme a Juan Antonio Bayona e Wayne Che Yip, prenderà parte alla regia della prima stagione della serie basata sul romanzo capolavoro di J.R.R. Tolkien Il Signore degli Anelli targata Amazon Prime. Si tratta della regista franco-svedese Charlotte Brändström e questa scelta fa di lei la prima donna regista in assoluto a cimentarsi in un adattamento sia per il cinema che per la televisione di un’opera di Tolkien.
Ma chi è Charlotte Brändström? Ai più questo nome non dice nulla o quasi nulla ma si tratta di una regista estremamente prolifica che vanta nel suo ampio curriculum la regia di alcuni episodi di serie molto amate e apprezzate dal grande pubblico, quali Chicago P.D., Arrow, Grey’s Anatomy, Outlander e, più recentemente, The Witcher, The Outsider e Away.
Nata a Parigi da genitori svedesi nel maggio del 1959, Charlotte Brändström cresce e si forma tra Svezia, Francia e Stati Uniti dove conseguirà la laurea in regia (Directing Program) all’American Film Institute (AFI) di Los Angeles.
Per Charlotte essere una regista non è solamente un mestiere ma è, come ha dichiarato lei stessa in un’intervista, una vera e propria passione scaturita, pensate un po’, dal suo amore per i cavalli (la Brändström, tra le altre cose, pratica anche equitazione) e per gli animali in generale. Infatti, agli inizi della sua carriera, la sua idea era quella di realizzare documentari proprio sugli animali: è del 1996 il documentario “Magic Horses”, girato tra Spagna, Stati Uniti e Francia che racconta la storia dell’addestratore di cavalli Mario Luraschi e, in particolare, del suo lavoro con gli “stunt horses”, ovvero quei cavalli addestrati per compiere acrobazie.
Prima di essere ammessa all’AFI, Charlotte Brändström ha compiuto, inoltre, degli studi di antropologia alla UCLA di Los Angeles, una tra le università più importanti e prestigiose al mondo. Una scelta dettata dal suo interesse per gli aspetti psicologici che caratterizzano gli esseri umani, un approccio che non manca mai nei suoi lavori per il cinema e per la televisione dove i personaggi vengono analizzati in profondità, una caratteristica propria delle cinematografie anglosassone e scandinava le quali, indubbiamente, hanno avuto una grande influenza su di lei. La stessa Brändström, infatti, sostiene che «il personaggio è davvero essenziale, più della trama stessa […] In una serie, affinché la si segua di settimana in settimana, bisogna potersi identificare, amare i personaggi».
Personaggi forti, “densi” come ama definirli, ambigui e, soprattutto, credibili sono, dunque, gli ingredienti fondamentali per un buon prodotto e una buona messa in scena.
Attiva dal 1984, Charlotte Brändström può essere considerata una regista internazionale a tutti gli effetti: oltre a parlare fluentemente inglese, francese e svedese, ha diretto più di trenta prodotti tra film, serie tv e miniserie nei luoghi e nei Paesi più disparati, come la Francia, l’Inghilterra, il Portogallo, la Spagna, la Svezia, il Marocco, la Repubblica Ceca, la Thailandia e il Sud Africa, lavorando con grandi attori e attrici del calibro di Christopher Walken, Jonathan Pryce, Rosanna Arquette e Carrie Fisher. Poter prendere parte a tutti questi progetti internazionali le ha permesso di rinnovarsi costantemente, di conoscere dei metodi di lavorazione diversi che hanno alimentato la sua creatività.
Una creatività che l’ha portata ad ottenere molti riconoscimenti dalla critica internazionale. Il suo primo film “Stormy Summer” (1989), un dramma ambientato nella campagna francese durante la Seconda Guerra Mondiale di cui scrisse anche la sceneggiatura, le fece vincere il Lillian Gish Award per il Miglior Film al Los Angeles Women in Film Festival del 1990.
Questo premio fu il primo di una lunga serie.
Nel 2001 vinse al Cognac Film Festival, il Grand Prix per il Miglior Film per la Televisione per il thriller “Un jeu dangeureux”, vittoria che si ripeterà l’anno seguente per il film commedia/poliziesco “L’ami d’enfance”. Del 2002 è anche la commedia romantica “A Ferrari for two” che le fece guadagnare il premio di Miglior Film dell’anno per la Televisione ai Lauriers de la Radio et de la Télévision, una cerimonia che si tiene ogni anno in Francia per premiare le migliori produzioni audiovisive francesi, francofone ed europee.
Il 2005 è un anno molto importante nella carriera di Charlotte Brändström: la miniserie da lei diretta, “Julie De Maupin”, oltre a farle vincere nuovamente il premio di Miglior Film dell’anno per la Televisione ai Lauriers, le valse una candidatura nella categoria Miglior Miniserie agli International Emmy Award che si tengono annualmente a New York per dare lustro alle migliori produzioni per la televisione inizialmente prodotte e distribuite fuori dagli Stati Uniti. Da ciò si può evincere quanto il lavoro della Brändström sia apprezzato e riconosciuto non solo in Europa ma anche oltreoceano.
Altri tre premi che Charlotte può vantare nella sua bacheca sono quello di Miglior Thriller al Luchon Film Festival del 2006 per il film “Alerte à Paris”, quello di Miglior Miniserie a La Rochelle Film Festival per “Ma fille est innocente” nel 2007 e nel 2008 quello di Miglior Film per la Televisione vinto per “L’affaire Bruay-en-Artois” sempre a La Rochelle Film Festival.
Nonostante la grande quantità di premi e di riconoscimenti nei confronti del suo lavoro di regista, Charlotte Brändström tende sempre a sottolineare quanto sia importante collaborare e valorizzare tutti coloro che prendono parte al progetto. «Una buona collaborazione […] è la base di tutto il resto in quanto [quando si realizza un prodotto audiovisivo] entrano in gioco fattori sia umani che creativi […] È così che si può dare uno stile alla messa in scena».
Dare uno stile visivo alla messa in scena è uno degli obiettivi principali di Brändström: il pubblico ha bisogno di scorgere qualcosa di particolare, di originale mentre guarda i film o le serie tv. Charlotte stessa si prende molto tempo per poter adattare le sue idee alla messa in scena, per riflettere in modo da poter cercare una forza e uno stile visivi atti a dare al prodotto che le è stato affidato una sua identità.
Secondo la concezione di Charlotte Brändström, questa identità non deve essere solo visiva ma anche sonora in quanto la messa in scena e la musica non possono essere disgiunte quando si tratta di arrivare direttamente al cuore dello spettatore.
Questo concetto di dare identità al prodotto vale, ovviamente, quando ci si riferisce, in particolare, a serie tv o miniserie dirette sempre dallo stesso regista. Come sappiamo, questo non è il caso della serie del Signore degli Anelli i cui episodi saranno, appunto, diretti da tre registi diversi. Ma non è il caso di preoccuparsi in quanto Charlotte Brändström, nella sua trentennale carriera, si è già ritrovata a prendere in mano progetti già avviati da altri registi, come nel caso di Arrow, Outlander e The Witcher. Grazie ad alcune indiscrezioni sappiamo che, molto probabilmente, lei dirigerà gli episodi 7 e 8 della prima stagione.
Da questo punto di vista, la Brändström è pienamente conscia del fatto che questo tipo di prodotti debbano necessariamente mantenere la coerenza visiva dell’episodio pilota, in quanto il regista che dirige i primi due episodi, di norma, è colui che stabilisce lo stile e che crea lo spirito registico che poi gli altri dovranno seguire. È lui che dà il tono al prodotto e gli altri registi devono rispettarlo. Questi ultimi devono, comunque, mettere in moto la loro creatività ma senza dare un’impronta troppo personale a qualcosa che, di fatto, ce l’ha già.
La precisione, la preparazione e la perseveranza sono le tre parole chiave che possono riassumere il metodo e l’approccio lavorativo di Brändström. Per quanto concerne, in particolare, la serie del Signore degli Anelli dopo essere atterrata ad Auckland (Nuova Zelanda) nella prima settimana del febbraio 2021, Charlotte ha iniziato fin da subito a fare un sopralluogo dei vari set, parlando anche con gli attori che stanno prendendo parte al progetto.
Per Charlotte Brändström il lavoro con gli attori è una parte importantissima per la buona riuscita di un qualsivoglia prodotto audiovisivo. Preferisce che gli attori siano liberi nelle loro interpretazioni, devono essere capaci di “assorbire” fin nelle ossa le loro battute senza costrizioni. Da qui l’importanza di un’ottima sceneggiatura e di personaggi ben caratterizzati che possano valorizzare al meglio gli attori che li interpretano. Proprio per questa ragione, Charlotte organizza sempre delle sessioni di lettura del copione solo con gli attori in modo che essi possano parlare liberamente dei loro personaggi e condividere le loro idee su come vorrebbero interpretarli in base alle sfumature che hanno colto tra le righe del copione. E Charlotte è, ovviamente, sempre pronta ad ascoltarli e, in alcune occasioni, a lasciare loro campo libero. Su quest’ultimo punto ama citare la risposta del maestro Sydney Pollack quando, in un’intervista, gli venne chiesto quale fosse il suo consiglio da dare a un giovane regista: «Non parlate troppo, non confondete gli attori. Quando questi sono bravi e quando lo ritenete opportuno, non ditegli niente».
In questo articolo, abbiamo dunque visto come Charlotte Brändström sia una regista di grandissimo spessore, con anni e anni di esperienza alle spalle, che si è cimentata in opere di varia natura ottenendo riconoscimenti importantissimi. Conosce molto bene il mondo sia del cinema che della televisione e ha avuto già esperienze di adattamento di opere fantasy se pensiamo a The Witcher. Diventerà la prima donna a dirigere un prodotto audiovisivo della Terra di Mezzo portando, forse, uno stile e un approccio nuovi da quelli visti finora, chi lo sa. In attesa di poter vedere il risultato del suo lavoro, le facciamo i nostri migliori auguri per questa sua nuova sfida e avventura.
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