Il Panel de Gli Anelli del Potere al Comic-Con di San Diego, che ha avuto il suo apice nella giornata del 22 Luglio con la proiezione di due trailer ( uno per tutti e un altro, con scene in esclusiva, per i giornalisti e lo staff della serie) ha aggiunto tante informazioni e molta carne al fuoco riguardo a ciò che vedremo nella serie, rivelando una grande attenzione alla costruzione della Seconda Era da parte degli sceneggiatori, una padronanza di certi elementi della materia tolkieniana da parte del cast e alcune interessanti informazioni indirette sulla questione “diritti”.
Ma vediamo assieme alcune delle informazioni più interessanti!
Le parole del cast
Leon Wadham, interprete di Kemen, figlio di Ar-Pharazon inventato appositamente per la serie, dice che “sono il figlio del consigliere della Regina Mìriel (…) , ora, psicologicamente i figli di questo tipo di persone hanno due atteggiamenti: voler superare il padre ed appoggiarlo per non perdere i privilegi. La fase in cui sono all’inizio è quella dell’appoggio incondizionato: vivo nell’età dell’oro con un mucchio di privilegi”. Aggiunge che è stato colpito dalla grande precisione dei dettagli nella costruzione degli ambienti e, cosa molto interessante, “ti accorgi della parte antica della città (Armenelos NDR) costruita quando le relazioni con gli Elfi erano ottime e poi della parte moderna dove di roba elfica non ce n’è traccia e puoi sentire l’astio nei confronti degli Elfi”. Insomma, la storia si incrocia con il design degli ambienti!
Lloyd Owen, che veste i panni di Elendil, ha dimostrato una particolare abilità nella pronuncia esatta dei nomi dei luoghi e dei personaggi, ma non solo: la sua analisi del suo personaggio e del mondo in cui vive va in profondità: “è un Numenoreano, quindi viene da questa bellissima isola-nazione, dono dei Valar agli Uomini che si sono contrapposti a Morgoth schierandosi con gli Elfi nella Prima Era. Una sorta di piccolo paradiso. Sono dotati di una lunga vita, più o meno fino a 350 anni; molto alti, godono di ottima salute e non si ammalano mai. Li vediamo al culmine della loro civiltà, simile a Roma. Siamo all’inizio di un potenziale scisma tra gli Uomini del Re che sono nazionalisti e vogliono andare oltre la tradizione e non vogliono morire, e i cosiddetti Fedeli alla cultura tradizionale e al patto con gli Elfi (…) Abbiamo letteralmente costruito Numenor e le città in Numenor, con i suoi vicoli, le persone sulle barche, un vero porto (..) di base ciò che si vede è costruito sul set, è reale ( ..) Una scena che mi è rimasta impressa è quando Elendil incontra Galadriel per la prima volta. Elendil da un lato ha un cuore Elfico che lo unisce a lei, dall’altro ha una ragione pragmatica che lo porta a essere distaccato e negoziare con il nuovo corso di Nùmenor. C’è una battaglia tra la sua testa e il suo cuore”. Notiamo, tra le parole dette da Owen, la citazione del termine Uomini del Re: espressione che si trova nel Silmarillion e non nelle Appendici…
Sophia Nomvete, alias Disa, principessa dei Nani, analizza le scene in cui il suo personaggio canta, come abbiamo visto nel primo teaser: “il mio personaggio canta perchè ha un rapporto molto stretto con la natura e la terra, è in grado con il suo canto di manipolare i materiali e i terreni attorno a lei e lo fa attraverso il canto”. Galadriel, ovvero Morfydd Clark, sottolinea l’antichità del personaggio di Galadriel la quale imparerà, attraverso le esperienze, che “ha sia torto che ragione e per un Elfo ciò è abbastanza difficile da digerire”. Sarah Zwangobani, interprete dell’Harfoot Marigold, parla del suo personaggio come di una matriarca che ha conflitti con la figlia ( Elanor) che “va in contrasto con la tradizione e questo le dà qualche grattacapo e qualche conflitto generazionale con la figlia”. Miriel, alias Chyntia Addai-Robinson, sottolinea di essere “una regina riluttante, vuol fare le scelte giuste per il suo popolo e condurlo nella giusta direzione: la sfida è capire quale sia questa direzione e come fare a sapere che le sue scelte non portino implicazioni di vasta portata”.
Ismael Cruz-Cordova, interprete di Arondir, fornisce un’informazione fondamentale sul suo personaggio: “Sono un Elfo Silvano che ha il compito di vegliare sulla gente umana del Sud, la quale in passato si era schierata con il male. Gli Elfi sono arrivati al Sud, colonizzato e preso il sopravvento su quest’area per assicurarsi che non lo facciano di nuovo”. Particolare, questo, che rimanda ai Racconti Incompiuti. Lì si legge infatti che “sembra tuttavia che un gruppo di Sindarin all’inizio della Seconda Era sia partito per il Sud. Si trattava di un resto degli abitanti del Doriath, che continuavano a nutrire rancore nei confronti dei Noldor (…) nel corso degli anni andarono alla ricerca di un luogo dove vivere per conto loro, alla fine stanziandosi alla foce del Morthond. Qui si trovava già un primitivo porto di pescatori che, però, per paura degli Eldar, si rifugiarono tra i monti”. Il nome di questo porto era Edellhond. Sembra quindi che Arondir sia un Sindar, particolare che farà certamente discutere ma che dimostra ancora una volta la presenza di materiale non limitato alle Appendici.
Le parole degli Showrunner
Per Patrick Mc Kay la scelta di concentrarsi sulla Seconda Era è stata naturale. “Sentivamo che la Seconda Era era un’epoca davvero fantastica. È la straordinaria storia non raccontata di Tolkien ed è così iconica. La forgiatura degli Anelli del Potere. L’ascesa del Signore Oscuro Sauron. La gloria e la caduta dell’Atlantide di Tolkien, il più grande regno di uomini mai creato, Númenor, e poi, infine, l’Ultima Alleanza di elfi e uomini per unirsi e sconfiggere Sauron. Beh, quasi una sconfitta. L’anello sopravvive così il male può continuare in un’altra epoca (…) Una storia della durata di 50 ore dall’inizio. Se racconteremo 50 ore di storia, vogliamo davvero che ne valga la pena. Proprio come fan, spettatori e amanti della Terra di Mezzo e di Tolkien, non volevamo fare una cosa secondaria o uno spin off, o la storia delle origini di qualcos’altr. Volevamo realizzare un’enorme epopea tolkieniana. E Amazon è stata, meravigliosamente pazza da dire “sì, facciamolo”».
JD Payne si sofferma invece sul rapporto con le fonti e la materia Tolkieniana. «Abbiamo avuto il privilegio di lavorare con gli studiosi di Tolkien (…) Tolkien ci ha dato tutti questi incredibili indizi sulle culture della Seconda Era. Uno, ci siamo sempre basati sui testi di Tolkien a cui tornavamo spessissimo, e due, abbiamo cercato di inventare in un modo il più possibile tolkieniano».
E speriamo che queste ultime parole trovino conferma il 2 Settembre. Lo desideriamo tutti!
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