Un episodio denso, serrato ed emozionante: forse non allo stesso livello del precedente per quanto riguarda il ritmo, dato che la storyline di Rhun abbassa un pò la tensione, ma indubbiamente sempre di alto livello e in continuo dialogo con i testi di Tolkien.

Il cuore pulsante della puntata, a livello di emozioni intense e drammatiche, è per me Nùmenor: qui vediamo Elendil processato per gli scontri della puntata precedente, di fronte a Pharazon, e, in un crescendo di tensione, lo vediamo rinnegare con rabbia e fermezza morale il nuovo Re, a cui dà del traditore, indicandolo con il dito puntato: una scena di grande effetto e intensità drammatica, che mostra come finalmente Elendil abbia scelto di lottare al fianco dei Fedeli, dopo un doloroso percorso, durato due stagioni, diviso com’è tra la lealtà al regno e il rispetto delle proprie idee. Un percorso che pure in Tolkien è presente, benchè in forma succinta: nel Silmarillion, infatti, è il padre Amandil- citato per la prima volta in questa puntata, preludio a un suo possibile ingresso nella terza stagione- che è ben più convinto di opporsi frontalmente al Re, mentre Elendil è diviso. 

Qui il merito della mutazione di Elendil è di Mìriel, con cui ha un dialogo drammatico e intenso, dove lui le ricorda che proprio grazie a lei adesso lui non può rinunciare alle sue idee: i due sono soli, perchè Earien- una finalmente intensa Ema Horvath, che sempre più prende le caratteristiche di quell’Herendil figlio di Elendil che in The Lost Road crede a Pharazon ed è in conflitto col padre- non comprende Elendil, e parla di orgoglio, mentre la questione è ben altra, come lui le ricorda. Elendil e Mìriel, invece, sono sempre più legati dalla sofferenza, dal sacrificio e dalla solitudine, e il loro rapporto è davvero molto bello, e sembra, non casualmente, vicino a uno spunto di Tolkien di The Peoples of Middle Earth, dove uno zio di Elendil, Elentìr– personaggio mai sviluppato- aveva un rapporto simile con Mìriel: lei poi scelse di cedere a Pharazon. E qui la regina sembra comportarsi in maniera simile, cerca di far capire a Elendil che forse Pharazon è la scelta giusta per evitare una guerra civile.

Elendil, però, è un Fedele, e vuole andare fino in fondo, e si trova a dover affrontare una prova estrema: l’incontro con il Verme del Mare- figura accennata nel quinto volume della History, The Lost Road, nella sezione Etymologies-, in una prova, così dice la serie, antica e creata dai Fedeli, alla quale Elendil accetta di sottoporsi, per vedere se i Valar lo grazieranno, dichiarando la sua innocenza.

Una soluzione, questa, che è invenzione della serie e che non si trova nei libri, ma che ricorda sia l’ordalia dei “barbari” che il sacrificio di Andromeda nel mondo Greco, ed è proprio quest’ultimo punto che emerge con forza, perchè Mìriel si offre al posto di Elendil e, in una scena di grandissimo impatto, si trova di fronte all’occhio del mostro, lei cieca; e riemerge dalle acque, perchè Ulmo è il Signore dei Mari, e i Valar sono con lei, silenziosi protagonisti di questa puntata. I Fedeli inneggiano a  Mìriel, ma Pharazon farà la sua mossa: ora, però, di fronte a Mìriel, diventa un piccolo uomo meschino, assetato di potere, ed è giusto così.

Non meno emozionante è la parte che, tra Eregion e Khazad-Dum, mostra i diabolici piani di Sauron per convincere Celebrimbor a concludere la creazione dei Nove.
Ci riuscirà, mentre la guerra è alle porte: davvero intensa e sorprendente è la scena in cui, per convincere Celebrimbor a tornare nella fucina a lavorare ai Nove, Sauron crea nella mente dell’Elfo la visione di un Eregion paradisiaco, non ancora attaccato dalle truppe di Adar, “confessando” di non essere stato mandato dai Valar, ma di essere venuto da lui sui iniziativa personale per creare poteri oltre l’immaginazione: un modo diabolico per mentire dicendo la verità, rendendo totalmente succube l’Elfo, che non ha la stessa capacità di resistenza mentale di Galadriel. E come tocco finale, lo spinge a usare il martello di suo nonno Feanor per completare l’opera e superarlo, rendendo i Silmaril “poca cosa” di fronte agli Anelli del Potere. Tutto questo dialogo si svolge sotto la statua di Feanor, ed è un momento davvero bello, arricchito dalle grandi interpretazioni di due attori davvero di classe, ma personlamente è Celebrimbor che mi colpisce, sempre di più: commovente questa figura, davvero degna delle pagine di Tolkien, anzi direi che la serie sta completando ciò che Tolkien ha lasciato incompiuto: qui capiamo il dramma di quest’Elfo, in mano al peggiore dei consiglieri, Sauron, interpretato come sempre in maniera perfetta da Charlie Vickers.
Davvero odioso, eppure sempre convincente.

L’Eregion è assediato, quindi; e Adar dimostra di essere ormai sempre più Orco, mentre Galadriel, nonostante il suo orgoglio, è luce in mezzo alle tenebre. Farà molto discutere il modo in cui Adar inganna Galadriel, proponendole di usare il suo Anello assieme alla corona di Morgoth ricostruita da Sauron e con la quale Adar ha ucciso il suo corpo fisico- invenzione della serie, perchè nel Silmarillion la corona viene messa al collo di Morgoth, ma invenzione funzionale alla trama e ben raccontata-, perchè la futura Dama rivela non solo, con i suoi ostinati silenzi e le rivelazioni su ciò che Sauron vuole fare in Eregion, ciò che Adar già sospettava (Halbrand/ Sauron), ma anche l’arrivo di Elrond con l’esercito e il suo Anello; e questo può lasciare spiazzati.

Perchè cadere così vittima in maniera apparentemente “facile”? La verità è che in questa parte si vede molto bene come giocare al gioco del Nemico porti il Bene a perdere, perchè non si hanno le stesse armi e la stessa doppiezza del Male, che sa sempre come fregarti e farti dire ciò che vuole. Eppure, Galadriel continua ad essere luce nelle tenebre, come ho detto, perchè è l’unica a capire che tutto quello che sta accadendo è una strategia di Sauron, e Adar sta cadendo nella trappola. Una parte di puntata, quindi, che spiazza, ma è questo che deve fare una serie TV: non dare facili soluzioni allo spettatore, e creare un percorso per i personaggi. Solo attraverso la sofferenza e gli errori Galadriel diventerà la grande Dama della Terza Era, e gli Anelli del Potere ci sta mostrando molto bene questo percorso.
Ma è a Khazad-Dum che troviamo un altro dei momenti topici della puntata: Durin IV, il cui dolore per la follia del padre raggiunge picchi altissimi, e non può non commuovere, mentre l’odio futuro di Sauron per i Nani descritto da Tolkien si palesa benissimo in una scena ben precisa, quando l’effetto dell’Anello su Durin III si ritorce contro Sauron stesso che si vede negare il mithril, perchè Durin, come rivela al figlio, sapendo che la guerra sta arrivando, vuole specularci sopra e arricchirsi.  Un proposito che è effetto dell’Anello ma che si ritorce contro Sauron stesso, il cui sguardo ferino e glaciale non lascia adito a dubbi: odierà i Nani per sempre, e sa che si rovineranno con le loro mani, perchè in una scena vediamo un “lampo” del Balrog. L’Ingannatore sa che qualcuno lavorerà per lui, come sempre nella Seconda Era.

E infine Rhun, che sembra staccata dalle altre vicende ed ha un ritmo più compassato e per ora non mostra svolte di trama, eppure è il cuore di discorsi cruciali tra Tom Bombadil e lo Stregone, che portano luce su uno dei temi fondamentali di Tolkien: la scelta di una Strada e l’importanza del Fuoco Segreto, ma soprattutto la conferma che lo Straniero è sempre più Gandalf. Quando dice a Tom di essere diviso tra il dovere di cercare il bastone e scoprire il Fuoco in lui e la salvezza di Nori, che potrebbe morire, essendo cercata dagli Esterling, Tom replica con l’iconica e cruciale frase di Gandalf a Frodo nel Signore degli Anelli: “Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita“, per poi sparire e lasciarlo da solo. Insomma. la scelta è solo tua, dice: e la Terra di Mezzo è davvero il mondo delle scelte individuali, e solo così uno Stregone può diventare tale, e trovare la sua strada. Il rapporto intenso e misterioso tra Tom e Gandalf, adombrato da una frase del mago ne Il Ritorno del Re, viene dalla serie esplorato nelle sue origini, seguendo la via dell’apprendistato di colui che è giunto nella Terra di Mezzo e ha bisogno dell’aiuto del più Antico pe trovare- e ritrovare- se stesso.


Una puntata che prelude al gran finale ma come sempre pregna di contenuti e riferimenti a Tolkien, che rendono viva la Seconda Era.