In varie interviste, i principali showrunner della serie Gli Anelli del Potere hanno spiegato come sono riusciti a dar vita alla Seconda Era partendo dai testi di Tolkien e riempendone le zone d’ombra, “inventando” dove necessario, ma partendo sempre “da ciò che Tolkien ha scritto“. Un proponimento, il loro, che nasce, per esplicita ammissione, dalla lettera 131 a Milton Waldman, in cui Tolkien si augurava che “altre menti ed altre mani” contribuissero alla composizione del grande Albero di Arda. I due, nel 2022, affermarono con forza che “ è come se Tolkien avesse messo alcune stelle nel cielo, permettendo a noi di creare le costellazioni. Nelle sue lettere, in particolare una indirizzata al suo editore, Tolkien ha parlato del proprio lascito: una mitologia che permettesse ad altre menti e altre mani di spaziare e creare, utilizzando strumenti come la pittura, la musica, la drammatizzazione. Stiamo facendo precisamente questo. Ognuna delle nostre invenzioni è fedele alla sua essenza, e per questo sentiamo di essere sui binari giusti”.
Ovviamente questo implica delle scelte personali, e le scelte dividono sempre; è indubbio però che la serie, come abbiamo sempre detto, parta dai libri di Tolkien e vi si attenga laddove è possibile, cercando di mantenere sempre la coerenza con tutti i libri di Tolkien.
Questo concetto è tornato alla ribalta di recente, in un articolo di Entertainment Weekly, in vista della seconda stagione in uscita il 29 agosto, in cui JD Payne e Patrick Mc Kay riflettono in particolare sul modo migliore per riempire le zone d’ombra lasciate da Tolkien per quanto riguarda i Nani e i Sette Anelli: “Ci sono accenni allettanti nel testo originale che gli anelli dei nani non controllavano realmente i nani come avrebbe potuto piacere a Sauron, ma alimentavano la loro avidità”, afferma Patrick McKay.
“Ci ha fatto cadere in questa tana del Bianconiglio di ‘E se Peter Mullan impazzisse come un cattivo a Khazad-dum nella seconda stagione?’ L’idea di fare uno spettacolo nella Seconda Era era che non fosse un obiettivo fisso, c’era un’enorme quantità di spazio per la creazione e l’improvvisazione all’interno di una struttura libera. Gli anelli dei nani sono un ottimo esempio (…) ‘Cosa hanno fatto esattamente? Come potrebbe influire su un rapporto padre-figlio?’.
Ecco quindi che l’invenzione si innesta fortemente su ciò che Tolkien ha scritto: partendo dal fatto che il potere degli Anelli sui Nani era particolare, e sfuggiva allo stesso Sauron, ragionando si arriva a capire come sia l’avidità il “peccato” in cui cadono. Cosa può succedere dunque a un Re che entra in possesso di quell’Anello? Ed ecco la storyline che vedrà coinvolto Durin III.
C’è libertà di azione, nello scrivere la sceneggiatura… ma fino a un certo punto, perchè se la regola d’oro è partire dal testo di Tolkien, le caratteristiche che Tolkien dà a certe vicende rimangono il cuore della storia, e non si esce da quei binari.
Creare e improvvisare è la principale caratteristica dell’arte, e non vuol certo dire “andare alla cieca”, come qualcuno potrebbe pensare in maniera abbastanza superficiale: semmai vuol dire saper lavorare con ciò che si ha a disposizione ragionandoci su e tirando le conclusioni riguardo a ciò che viene lasciato non detto.
In fondo, è quello che tutti noi appassionati abbiamo sempre fatto ragionando sulle tante zone d’ombra lasciate da Tolkien. Ognuno di noi ha tratto delle conclusioni, ha immaginato scenari e ipotizzato storie. “Altre menti ed altre mani”: proprio come i due showrunner.
Un’altra intervista interessante dei due, sempre del 2022, mostra come abbiano creato la scena del confronto Sauron-Galadriel alla fine della prima stagione. Nell’intervista su Esquire, JD Payne afferma: “Per noi tutto torna sempre ai libri. C’era una frase allettante ne “Lo specchio di Galadriel” quando Galadriel parlava con Frodo e Sam. Dice: “Percepisco il Signore oscuro e conosco la sua mente, o tutta la sua mente che riguarda gli elfi. E cerca sempre di vedere me e il mio pensiero. Ma la porta è ancora chiusa”.
Ci è sembrata un’affermazione davvero carica, che parla di una sorta di relazione. Galadriel dice anche quando le viene offerto l’anello: “Invece di un Signore Oscuro, avresti una regina”. Dà la sensazione di aver sperimentato o anticipato questa tentazione da molto tempo. Tutte queste cose parlavano di una lunga storia con l’oscurità, e più specificamente con Sauron”.
D’altronde, in The Nature of Middle Earth e nei Racconti Incompiuti Tolkien afferma più volte che il principale avversario di Sauron nella Seconda Era non era altri che Galadriel… ecco come quindi si può partire dai libri per creare e comporre una storia che riempia “i buchi” ma allo stesso tempo possa rimanere fedele al suo autore.
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