Il trailer della serie TV “Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere” attraverso la rappresentazione dello Straniero, con ogni probabilità Gandalf, ci offre una visione di straordinaria profondità, rivelando con quale diligenza gli showrunner abbiano tratto ispirazione dai testi originali. In un momento di suprema intensità, si manifesta la drammaticità di Olòrin/Gandalf nell’accettare il suo gravoso incarico, e questo evidenzia la fedeltà al testo.

Nei “Racconti Incompiuti” è scritto quanto segue: “Si dice infatti che, essendo incarnati, gli Istari avevano necessità di 𝙞𝙢𝙥𝙖𝙧𝙖𝙧𝙚 molte cose daccapo per 𝙡𝙚𝙣𝙩𝙖 𝙚𝙨𝙥𝙚𝙧𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖 e sebbene sapessero donde venivano, il ricordo del Reame Beato era per loro una remota visione, alla quale fortissimamente anelavano”.

Tale descrizione avvalora la rappresentazione degli Istari come entità che, una volta giunte nella Terra di Mezzo, sono pervase da dubbi e perplessità circa il loro mandato. Questa caratterizzazione trova solide radici nelle scritture per molteplici ragioni.

Gli Istari, incarnati in forme mortali, sono costretti a “𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘢𝘤𝘤𝘢𝘱𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘦𝘯𝘵𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢”. Non approdano nella Terra di Mezzo con una conoscenza completa e immediata; la loro incarnazione li rende soggetti alle limitazioni fisiche e cognitive degli esseri umani, richiedendo un processo di apprendimento graduale e paziente.

Il testo afferma inoltre che, sebbene gli Istari siano consapevoli della loro provenienza, il ricordo del Reame Beato è per loro “𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘦𝘮𝘰𝘵𝘢 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦”. Ciò suggerisce una sorta di nostalgia o vaghezza nei ricordi, che li spinge a desiderare ardentemente la loro patria celeste, ma che al contempo li lascia in uno stato di incertezza e disorientamento riguardo al loro compito attuale.

Questa combinazione di apprendimento lento e di ricordi sfumati del loro passato si traduce inevitabilmente in dubbi e perplessità riguardo alla loro missione. Se il ricordo del Reame Beato e del loro obiettivo è vago, gli Istari potrebbero spesso interrogarsi su cosa debbano fare esattamente nella Terra di Mezzo e su quale sia il modo più adeguato per adempiere al loro incarico, e in effetti, persino ai tempi de Lo Hobbit, come si legge ne La Cerca di Erebor, Gandalf è pieno di dubbi ed esitazioni. “Seguivo il filo del caso, e molti furono gli errori che così commisi”, sostiene nel Signore degli Anelli, e nei Racconti Incompiuti lo spiega meglio, spiegando di essere andato a proporre il suo piano per la Montagna Solitaria ai Nani “senza prima aver visto Bilbo“, il che, aggiunge, si rivelò un errore, quasi disastroso. Un Istar, insomma, può sbagliare.

Rappresentare gli Istari come smemorati e incerti nella serie “Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere” rispecchia fedelmente tali caratteristiche. La loro necessità di apprendere lentamente, unita al ricordo sfocato del Reame Beato, giustifica pienamente una rappresentazione di personaggi che pongono interrogativi su cosa fare e come agire.

A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione di dover affrontare Sauron. Sempre nei Racconti Incompiuti, nel capitolo sugli Istari, leggiamo che, quando i Valar decisero di inviare i Cinque nella Terra di Mezzo, Olòrin, il futuro Gandalf, non si trovava. Quando arrivò, “appena tornato da un viaggio“, gli ordinarono di andare,  ed egli “replicò che era troppo debole per un compito del genere e temeva Sauron“, il che giustifica la perplessità e l’apprensione dello Straniero quando, nel trailer, lo vediamo dialogare e prendere consapevolezza di questo.

Insomma, gli Istari, come tutti i personaggi di Arda, devono prendere consapevolezza della propria strada.