Khazad-dûm (poi conosciute come Moria) costituisce un’antica città collegata a una vasta rete di miniere e sede di un potente regno dei nani della Terra di Mezzo.

Ai tempi dello Hobbit e del Signore degli Anelli la città era divenuta un luogo tenebroso dalla terribile fama, dimora di un innumerevole numero di orchi e troll, oltreché di un balrog.

Il nome khuzdul dell’antico regno era Khazad-dûm, che significa letteralmente “casa dei nani” (Khazâd sta per “nani” e dûm sta per “casa”). Gli elfi usavano generalmente il termine sindarin Hadhodrond, traducibile come “sotterranei dei nani”, mentre gli elfi noldor usavano il termine quenya Casarrondo, con lo stesso significato. In ovestron veniva utilizzato il termine Phurunargian

Dopo la fuga dei nani a causa del balrog e la successiva colonizzazione da parte di orchi e troll, le miniere presero il nome di Moria, termine sindarin traducibile in “Pozzo nero” (mor sta per “nero” e -ia sta per “pozzo” o “abisso”.

Le miniere di Khazad-dûm si estendevano per quaranta miglia in linea d’aria dai cancelli occidentali a quelli orientali, sotto tre delle più alte vette delle Montagne Nebbiose: Celebdil, Fanuidhol e Caradhras. La parte più antica, situata nel versante orientale delle montagne, era caratterizzata da ampi saloni cavernosi con pilastri scolpiti nella pietra dura con le sembianze di maestosi alberi. La parte più recente era situata nel versante opposto. Le vie di comunicazione più importanti all’interno delle miniere si potevano distinguere dalle altre perché più larghe e non avevano aperture ai lati.

L’ingresso principale di Khazad-dûm era situato a est delle Montagne Nebbiose, dove si affacciava su Azanulbizar. Le grandi porte erano precedute da un ampio salone, con enormi colonne e alte finestre che consentivano la penetrazione della luce del giorno. Prima della loro distruzione, sui cancelli erano incise rune di diverse lingue con divieti ed ammonimenti per chiunque avesse intenzione di entrare nel regno senza l’autorizzazione del re.

Dopo la fuga dei nani, i grandi cancelli giacevano a terra, rotti e consunti dalle intemperie.

I cancelli occidentali rappresentavano l’ingresso occidentale al regno e furono progettati e costruiti da Celebrimbor e dal nano Narvi nella Seconda Era, in modo da facilitare i vasti contatti commerciali e culturali tra la città e i noldor dell’Eregion. I cancelli erano decorati con l’ithildin e vi fu inciso l’emblema di Durin, un martello e un’incudine coronata con sette stelle, gli alberi gli Alti Elfi e la stella della Casa di Feanor. I cancelli furono progettati in modo che, dall’interno, bastasse una semplice spinta per aprirli. Dall’esterno, nessuno avrebbe potuto aprire le porte, se non a conoscenza della parola magica; Sulla porta vi è scritto: «Ennyn Durin Aran Moria / Pedo mellon a minno» cioè « Le porte di Durin Signore di Moria / Di’ amico ed entra ». Le porte furono chiuse dopo che l’Eregion fu distrutto dagli eserciti di Sauron. Secoli dopo il Sirannon, il torrente che passava nei pressi delle porte, venne arginato e riempi l’intera vallata antistante, formando uno stagno, dove si insediò l’Osservatore nell’acqua, una creatura strisciata fuori delle profondità delle montagne.