Nella giornata di ieri, finalmente, sono usciti i primi tre episodi della seconda stagione de Gli Anelli del Potere, che, come sempre quando si tratta di Tolkien, hanno suscitato una ridda di commenti.
Qui di seguito la recensione e commento del primo episodio, “Re Elfici sotto il cielo”, che già dal titolo evidenzia subito il suo focus, con la citazione della poesia dell’Anello: la scelta, soffertissima, degli Elfi, di usare, e come usarli, i Tre Anelli.
La puntata, però, si apre con Sauron, il grande protagonista della stagione: lo vediamo nella forma che aveva durante la Prima Era, “lo stregone di spaventosa potenza” del Silmarillion, Gorthaur il Crudele, ed effettivamente ciò che colpisce di lui è la crudeltà e il disprezzo verso i suoi servi, gli Orchi. L’interpretazione di Jack Lowden trasmette tutta questa crudeltà, è convincente, perchè finisci per trovarlo davvero odioso, tanto che la ribellione degli Orchi- uno spunto di Tolkien presente in The Nature of Middle Earth lasciato incompiuto e dalla serie completato- la percepiamo come sacrosanta. Adar li guida nell’uccisione del corpo fisico di questo Sauron, con una modalità davvero crudele e indimenticabile.
Sauron dovrà lentamente ricostituire il suo corpo, come Tolkien spiega in The Nature, base testuale di questa parte della puntata; vediamo il formarsi delle stalattiti e delle stalagmiti, quindi è molto probabile il passaggio di mille anni in questa fase, o qualcosa di meno, il che di fatto corrisponde alla durata del sonno di Sauron descritto da Tolkien nell’Appendice B del Signore degli Anelli: la scelta di mostrarlo come una nera essenza orrida farà discutere, ma è una bella scelta simbolica che mostra come il Male, in fondo, sia un liquido verminoso che si spande sulla terra, seguendo in questo l’idea di Tolkien secondo il quale l’Ombra spesso si riforma come un male strisciante.
Sauron assume così poi la forma di Halbrand, ma non c’è nessuna concessione all’umanizzazione forzata del malvagio: sulla nave attaccata dal mostro marino della prima stagione, Sauron pensa solo a se stesso e strappa il simbolo dei re del Sud dal corpo di un vecchio saggio che aveva avuto parole gentili e confortanti per lui ( un intenso Nicholas Woodeson). I lacci di Morgoth su di lui sono davvero troppo forti.
La puntata incalza, con un ritmo davvero ottimo, e vediamo Sauron iniziare ad architettare i suoi piani: convince Adar, dopo essere stato torturato, che Sauron si trova in Eregion e che è stata Galadriel a portarlo.
Un piano diabolico, che spiega bene come poi avverranno le manovre per la guerra in Eregion, in questo distaccandosi da Tolkien, il quale però, nei Racconti Incompiuti, forniva solo un esile scheletro abbastanza evanescente. Questa scelta pare invece ben più efficace e soprattutto completa.
Ma non mancano riferimenti a Tolkien anche in questa fase: gli Orchi che ridono di Sauron in forma umana, come in The Nature of Middle Earth, ma soprattutto la scena con il lupo mannaro, nel quale vediamo Sauron incatenato con il lupo che avanza verso di lui, in un bellissimo rovesciamento della sorte di Finrod Felagund, ucciso dai lupi nelle segrete di Sauron. Il Negromante, invece, si salva, perchè inizia a parlare nella lingua dei lupi, lui che nel Silmarillion era considerato il Signore dei Lupi. Una scena veramente da ricordare.
L’altra grande storyline della puntata è quella degli Elfi e il loro dramma: come usare i Tre Anelli?
Tolkien, nei Racconti Incompiuti, è molto chiaro su questo: “avrebbero dovuto distruggere tutti gli Anelli del Potere, ma non seppero trovarne la forza”. Ed è proprio questo che il primo episodio ci fa vedere, ovviamente ampliando la vicenda, e mostrando i singoli rapporti tra i personaggi, cosa che Tolkien non ha potuto fare.
Galadriel- una affranta Morfydd Clark, sempre molto convincente- rivela finalmente a Elrond e Gil-Galad che Halbrand è Sauron, rimanendo però ferma nella convinzione di essere stata usata e non di aver ceduto, mai: cosa che è vera, ma ha anche ragione Elrond a essere ostile all’uso degli Anelli, perchè il tutto potrebbe anche essere un piano di Sauron stesso, maestro degli inganni: riecheggiano qui le parole di Elrond al Consiglio un’Era più tardi, quando afferma che, se Sauron dovesse vincere, “allora sarebbe stato meglio che i Tre non fossero mai esistiti”. Elrond, a chi scrive, è sempre sembrato il meno convinto e il più cauto nell’uso dei Tre, e la serie coglie bene questa intuizione.
Elrond disobbedisce a Gil-Galad- di cui non si può citare il bellissimo canto di lutto in Quenya in onore del Grande Albero che sta morendo- e cerca aiuto dal più saggio e anziano degli Elfi, Cìrdan, che finalmente vediamo su schermo, interpretato in maniera a dir poco sublime dall’ottimo Ben Daniels, che trasmette bene il suo senso di pace infinita ed equilibrio, dato dal legame col Mare e il Vala Ulmo.
Cìrdan, però, alla fine, deluderà Elrond, perchè, dato a lui il compito di gettare in mare gli Anelli- un’ipotesi che alcuni Elfi prenderanno in considerazione nella Terza Era al Consiglio di Elrond anche per l’Unico- si vedrà rispondere dal mare con le acque agitate: un segno di Ulmo che sta a significare che quello è un affare della Terra di Mezzo. Insomma, alla fine, gli Elfi useranno i Tre, e la scena in cui li indossano, con la guarigione immediata del Grande Albero del Lindon, è davvero commovente, e mostra rappresentato in maniera eccellente ciò che dice Tolkien dei Tre: curare le ferite ma anche bloccare il tempo e la crescita, che sono inevitabili, e gli Elfi dovranno rendersene prima o poi conto. Così, capiamo bene come essi, sempre citando Tolkien, non sono “completamente buoni e nel giusto”: un concetto delle Lettere, in cui si spiega bene l’uso degli Anelli e le colpe elfiche, che la serie concretizza in maniera davvero intensa e brillante.
Il ritmo, va detto, si abbassa un pò con le scene nel Rhun, con lo Straniero, Nori.. e Poppy, che li ha seguiti e raggiunti, ma è un rallentamento funzionale all’alleggerimento del tono cupissimo della stagione e degli Anni Neri, e sono comunque interazioni gradevoli e interessanti, perchè ci mostrano una zona della Terra di Mezzo che non abbiamo mai visto prima.
Una puntata, quindi, davvero eccellente, un bellissimo esordio, che ci riporta in maniera potente e immaginifica nella Seconda Era, anni di crisi ma anche di grandi imprese che rimarranno nella Storia di Arda.
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