“Come spettatori proviamo emozione quando la narrazione ci fa sperimentare una transizione di valori. In primo luogo dobbiamo provare empatia con il personaggio. In secondo luogo dobbiamo sapere cosa vuole il personaggio… In terzo luogo dobbiamo capire quali sono i valori in gioco nella vita del personaggio. Date queste condizioni, un cambiamento di valori ci toccherà emotivamente” così scrive Robert McKee, e queste parole trovano una perfetta incarnazione nella trasformazione di Galadriel. Ripercorriamo il suo percorso nel primo episodio.

SCENA 1: Il Confronto con Gil-galad e Elrond

Galadriel entra a corte, portando con sé il sacchetto contenente i tre anelli elfici, frutto dell’inganno perpetrato da Sauron. Elrond la precede, risoluto nel voler distruggere questi artefatti, irritato dalla cecità che, a suo avviso, ha condotto Galadriel a cadere nel tranello.

[G]aladrie: “Alto Re, l’araldo Elrond reca con sé tre anelli, un mezzo per impedire la dissoluzione salvando il nostro popolo.”

[Gil]galad: “Discuteremo degli anelli quando avrai risposto alla domanda: Halbrand non era chi affermava di essere. Tuttavia hai occultato questo fatto a lui (Elrond) e a Celebrimbor, è vero?”

[G]: “Sì” (il sì di Galadriel è contrito, gravido di pentimento).

[Gil]: “Lui chi è?”

Dopo alcune circonlocuzioni e tentativi di giustificarsi, che servono a mostrare allo spettatore il pentimento di Galadriel rendendolo credibile, Galadriel viene rimproverata da Gil-galad, che la invita a parlare senza indugio. Addolorata riprende:

[G]: “Non è chi pensavo… Egli non è un uomo, si è mascherato da tale apparendo in bella forma, per celare il suo vero essere. Egli è Sauron!”

L’ammissione è quasi soffocata dal contenimento delle emozioni, ma è in quel momento che Elrond la rimprovera con fermezza.

[G]: “Egli mi ha ingannata.” replica a Elrond

E poi Rivolta all’Alto Re, con le lacrime agli occhi e la voce sommessa, ripete.

[G]: “Sono stata ingannata.”

[E]: “E no, Galadriel, eri cieca…”

Questo scambio apre una frattura tra Elrond e Galadriel, che sembra insanabile.

SCENA 2: Il Dialogo con Gil-galad

In un’altra scena, il dialogo tra Galadriel e Gil-galad segna un primo passo verso la riconciliazione, anche se non con Elrond.

[G]: “Rimedierò al mio errore.”

[Gil]: “Non saresti qui (per me) se non pensassi il contrario.”

Con queste parole, Gil-galad inizia a mostrare una certa comprensione per il pentimento di Galadriel, aprendo la strada a una possibile ricucitura del loro rapporto.

SCENA 3: La Riconciliazione Tentata con Elrond

In un’altra scena, Galadriel cerca di riconciliarsi con Elrond, ma il tentativo è destinato a fallire.

[G]: “Ho fallito tanto di recente, vecchio amico… Avrei dovuto aver fiducia in te.”

Galadriel gli stringe la mano intorno alla spalla, ma Elrond rimane risoluto, incapace di perdonarla completamente.

SCENA 4: Il Dialogo Finale con Elrond

Infine, in una scena successiva, Galadriel e Elrond si confrontano nuovamente.

[E]: “Hai sfidato gli ordini dell’Alto Re [durante la prima stagione], perché non farlo adesso?”

[G]: “Perché hai ragione. Sauron mi ha usata e sotto la sua mano sono stata suonata come un’arpa su una melodia non di mia scelta.”

[E]: “Era interamente di tua scelta…”

[G]: “Per questo c’è bisogno di te (adesso).”

Galadriel riconosce finalmente i propri limiti, ammettendo che non riuscirebbe ad affrontare Sauron da sola. In questa umile richiesta, vi esprime tutta la sua trasformazione.

Il Cambiamento di Galadriel

In ciascuno di questi dialoghi, vediamo un riflesso profondo del concetto di McKee: la transizione di valori in Galadriel ci tocca emotivamente perché, come spettatori, siamo portati a provare empatia per lei, una figura che, pur essendo nobile e possente, è vulnerabile all’errore. Sappiamo cosa vuole: fermare Sauron e proteggere il suo popolo. Tuttavia, ciò che scopriamo, e che Galadriel stessa realizza gradualmente, è che i suoi valori – la determinazione, l’orgoglio, e la forza – non sono sufficienti per evitare il tragico errore di cadere vittima dell’inganno. Questo cambiamento di valori, dal cieco orgoglio al riconoscimento della propria fallibilità, è ciò che muove lo spettatore a una profonda commozione.

Riferimenti Testuali

Il cambiamento di Galadriel trova solide radici nei testi di Tolkien. Nelle sue lettere, Tolkien descrive Galadriel come una “penitente” che nella sua gioventù “aveva guidato la ribellione contro i Valar” e “orgogliosamente rifiutato la clemenza o il permesso di tornare” (Da una lettera alla sig.ra Ruth Austin, 25 gennaio 1971). Questa caratterizzazione rende ancora più potente la sua trasformazione nella serie: Galadriel, una volta ribelle orgogliosa, si ritrova ora a dover affrontare le conseguenze del proprio orgoglio e a pentirsi amaramente delle sue azioni.

Nei Racconti incompiuti, Tolkien scrive: “In Fëanor [Galadriel] avvertiva un’oscurità che detestava e temeva, pur non avvedendosi che l’ombra dello stesso male era piombata sulle menti di tutti i Noldor, e persino su di lei” (Racconti incompiuti, p. 347). Questo passaggio è fondamentale per comprendere come Galadriel sia caduta nell’inganno di Sauron: nonostante la sua saggezza, ella non era immune alle tentazioni che avevano corrotto il suo popolo.

Infine, Tolkien descrive Galadriel come “orgogliosa, forte e ostinata, come lo erano tutti gli altri discendenti di Finwë salvo Finarfin” (J.R.R. Tolkien, ed. Christopher Tolkien, 1991, Grafton Books [original copyright: 1980]). Queste qualità, pur essendo spesso virtù, diventano i semi della sua rovina, conducendola a commettere errori tragici, ma anche a cercare la redenzione.

Ogni parola, ogni scelta di Galadriel, rispecchia la transizione di valori che McKee descrive come il fulcro della nostra connessione emotiva con la narrazione. Il suo percorso da un’eroina accecata dal proprio orgoglio a una figura che riconosce i propri limiti e cerca redenzione è un perfetto esempio di come il cambiamento di valori possa toccare profondamente lo spettatore. La scrittura aulica, ricca di risonanze classiche e dense di significato, si intreccia con una trama che, seguendo fedelmente lo spirito tolkieniano, esplora la complessità dell’animo umano e la sua capacità di cadere, e di risorgere.

Ora, immaginate una narrazione che vi cattura, che vi trascina attraverso picchi di euforia e abissi di disperazione, tenendovi incollato alla sedia fino all’ultima scena. È proprio su questo meccanismo che McKee getta luce, rivelando i segreti del coinvolgimento emotivo. Non basta raccontare una storia; bisogna orchestrare un’alternanza magistrale di emozioni, capace di tenere il pubblico in bilico, in costante attesa di ciò che accadrà dopo. Ecco come McKee ci guida in questo intricato gioco narrativo.

È un aspetto che abbiamo già esaminato nella Recensione precedente, e che nei tre episodi, funziona abilmente nella serie. Ma funziona anche lungo la storiline fra Galadriel ed Elrond.

1. Transizione di Valori: La narrazione deve continuamente far sperimentare al pubblico una transizione di valori, passando da condizioni positive a negative e viceversa. Questo movimento crea emozioni che sono potenti ma effimere, e richiedono nuove direzioni per mantenere l’interesse. McKee spiega: “La storia deve Creare queste alternanze dinamiche tra emozione positiva e negativa allo scopo di obbedire alla legge del profitto decrescente.”

2. Legge del Profitto Decrescente: Questa legge afferma che “più spesso facciamo un’esperienza, minore ne è l’impatto”. Il ripetersi di un’emozione la rende meno efficace. Dopo aver provato una forte emozione, la ripetizione tende a diminuire il suo impatto, fino a generare l’effetto opposto.

3. Evitare la Ripetizione: Una narrazione non può semplicemente ripetere lo stesso tipo di scena o emozione senza perdere il suo effetto. “Il primo gelato ha un ottimo sapore; il secondo non è male; il terzo dà la nausea.” Questo vale anche per le scene tragiche o emotivamente cariche: dopo una certa soglia, il pubblico non può più essere coinvolto emotivamente allo stesso livello.

4. Eccezione alla Regola: McKee nota che esiste un’eccezione: una storia può evolversi da positivo a positivo o da negativo a negativo, purché il contrasto fra i due valori sia così grande da far sembrare il primo evento quasi l’opposto in retrospettiva. Ad esempio, un litigio tra amanti seguito da un omicidio rende il litigio un evento “positivo” rispetto al tragico esito finale: “La seconda svolta è cosi potentemente negativa da far sembrare il litigio un evento positivo.”

Il duello verbale tra Galadriel ed Elrond nella serie “Gli Anelli del Potere” è un esempio magistrale di come la narrazione possa obbedire alla “legge del profitto decrescente” di McKee, spingendo i personaggi in un vortice di negatività sempre più profonda.

McKee ci avverte: “Una storia può evolversi da positivo a positivo o da negativo a negativo a patto che il contrasto fra i due valori sia così grande che, retrospettivamente, il primo assuma le sfumature del suo opposto.” Questo è precisamente ciò che accade nei due dialoghi tra Elrond e Galadriel. Qui, l’oscurità non solo avvolge la scena, ma cresce, mutando ogni speranza in disillusione.

Nel primo dialogo, Elrond si alza dal tavolo, e la sua figura eretta sottolinea la distanza che ormai separa i due amici. “La luce di Valinor era riflessa sul tuo viso, Galadriel, e tu le hai dato le spalle. Era davvero per combattere l’oscurità o era l’oscurità che chiamava te?” chiede, e questa domanda è una lama affilata che affonda nel cuore del personaggio di Galadriel, richiamando un tratto essenziale del suo passato: “[Galadriel in Fëanor avvertiva un’oscurità che detestava e temeva, pur non avvedendosi che l’ombra dello stesso male era piombata sulle menti di tutti i Noldor, e persino su di lei]” (pagg. 347-348 Racconti Incompiuti). Questo rimprovero fa emergere il lato più oscuro di Galadriel, amplificando quel sentimento negativo già presente e spingendo la narrazione in un territorio ancora più fosco.

La tensione si interrompe, ma solo per preparare il terreno a una nuova discesa nelle tenebre. Quando Galadriel tenta di scusarsi, c’è una dolorosa consapevolezza nella sua voce: “Perché hai ragione. Sauron mi ha usata e sotto la sua mano sono stata suonata come un’arpa su una melodia non di mia scelta.” Ma Elrond, implacabile, non concede spazio al perdono: “Era interamente di tua scelta. Sauron ti ha guardato dentro e ha pizzicato le canzoni della tua anima nota dopo nota.” Questa risposta è uno schiaffo morale, un’accusa che ribalta completamente la percezione di Galadriel: non più vittima, ma complice.

McKee ci insegna che “La storia deve Creare queste alternanze dinamiche tra emozione positiva e negativa allo scopo di obbedire alla legge del profitto decrescente.” Eppure, la narrazione qui va oltre: la negatività non si consuma, ma si rigenera, risucchiando ogni speranza di redenzione. Quando Galadriel implora, “Ti prego Elrond, non posso lasciarlo entrare di nuovo… Non posso,” Elrond risponde con una ferocia glaciale: “Non è mai uscito Galadriel. Scegliendo di indossare gli anelli avete tutti scelto di diventare suoi collaboratori. Non avrò parte in questo.” E con queste parole, taglia definitivamente il legame con l’amica, portando la situazione da negativa a devastante. <– Legge NEGATIVA dei profitti decrescenti.

Galadriel, spinta dalla disperazione, tenta un ultimo approccio persuasivo, appellandosi ai sentimenti di Elrond: “Me l’hai promesso una volta. Se il bisbiglio di una voce su ciò che temevo si dimostrava vero, non avresti riposato se non rimediandovi.” Ma la risposta è la pietra tombale sulla loro amicizia: “Se la nostra amicizia ha contato qualcosa per te. Ti prego va via.” Non c’è spazio per l’emozione; solo il freddo della separazione definitiva.

Qui, la psicologia persuasiva si scontra con un muro di determinazione inflessibile. Galadriel utilizza strategie di persuasione tipiche: cerca di evocare il ricordo del legame passato, cerca di riaccendere l’empatia, ma ogni tentativo si infrange contro l’inamovibile volontà di Elrond.

Quando si dice che questa stagione è più cupa, lo è anche nel modo in cui partono i rapporti. Per lo più si tratta di situazioni negative che opprimono lo spirito di chi le osserva.

Così, il dialogo non solo rispetta, ma esemplifica in modo quasi perfetto le teorie di McKee, conducendo lo spettatore in un viaggio emotivo in cui ogni passo verso il basso non solo mantiene viva la tensione, ma la intensifica, rendendo inevitabile la caduta. E come nella migliore tradizione narrativa, il crollo finale è così forte che persino il peggiore dei momenti precedenti appare, in retrospettiva, quasi un paradiso perduto.

Al contrario invece i dialoghi tra Galadriel e l’Alto Re spostano i valori da negativi a positivi.

Gil-galad accoglie le istanze di Galadriel facendole da sponda

In questo modo, trovando il consenso del re, si ribalta il posizionamento di Galadriel. Da ribelle rientra nei ranghi perdendo l’amicizia di Elrond.

Nel “Prologo e nel I atto di Antigone”, Sofocle introduce un conflitto tra norme “irriconciliabili”. Creonte, seguendo le leggi formali, rifiuta la sepoltura a Polinice, mentre Antigone, in nome di un dovere morale superiore, sfida questa autorità.

Creonte segue le norme di diritto formale. Eppure, anche se in base alle leggi di Tebe, Polinice è condannato, Antigone rivendica per il fratello non sepolto il dovere del nuovo re di seppellirlo.

Il dramma sofocleo pone al centro lo scontro tra la legge dello Stato, rappresentata da Creonte, e la legge morale e umana, rappresentata da Antigone.

Qui ci sono degli evidenti parallelismi con “Gli Anelli del Potere”. Nella prima puntata si riscontrano simili dinamiche di conflitto e di scelta tra norme irriconciliabili (unilaterali direbbe Hegel, nel senso che sono entrambe giuste ed entrambe sbagliate secondo il punto di vista di chi le osserva) ma con un esito diverso rispetto alla tragedia greca.

Nella prima stagione, Elrond si trova di fronte a un conflitto tra l’amicizia e il dovere verso il suo popolo. Questo ricorda il dilemma di Antigone, che deve scegliere tra l’obbedienza alla legge di Creonte e il rispetto per il fratello morto.

Nella seconda stagione, il conflitto si ripropone con Galadriel, che deve scegliere tra la sua amicizia con Elrond e il bene del suo popolo. La scelta che compie è dolorosa, portando a una frattura nella loro amicizia, simile alla rottura tra Antigone e Creonte, anche se con conseguenze e sviluppi diversi.

Mentre i dialoghi tra Galadriel e Elrond portano i valori verso un peggioramento (da negativi a più negativi), i dialoghi tra Galadriel e Gil-galad seguono il percorso opposto. Gil-galad accoglie le istanze di Galadriel, invertendo la sua posizione da ribelle a fedele servitrice del bene comune. Questo rispecchia l’evoluzione drammatica di molti personaggi sofoclei, che, nonostante un inizio difficile, arrivano a una sorta di risoluzione o accettazione.

Come Creonte e Antigone, i personaggi della serie affrontano scelte che mettono in gioco le loro convinzioni più profonde e la loro fedeltà ai propri valori. Galadriel, nel dover scegliere tra la sua amicizia con Elrond e il bene del suo popolo, si trova a ricalcare un percorso simile a quello di Antigone.

Le scelte narrative della serie, come quelle di Sofocle, non sono banali, ma affrontano temi fondamentali della condizione umana: il conflitto tra legge e giustizia, tra dovere e amicizia, tra bene comune e desiderio personale.

I dialoghi tra i personaggi principali ne “Gli Anelli del Potere” portano in scena una drammatizzazione che riflette i grandi temi del pensiero filosofico, proprio come avviene nella tragedia classica.

Il parallelismo tra le due opere non solo arricchisce la comprensione della serie, ma permette anche di vedere come le antiche tematiche umane continuino a risuonare nelle storie moderne, ribadendo l’importanza e la complessità delle scelte morali che caratterizzano i personaggi, siano essi antichi o contemporanei.