Nei ‘Racconti Ritrovati’, composti all’inizio della sua attività di scrittore, Tolkien parla dell’Occultamento di Valinor dopo la fuga dei Noldor.
Il regno incantato in cui dimorano Elfi e Valar, terre imperiture sospese in un’eterna primavera, viene per sempre separato dal continente in cui avrebbero vissuto gli Uomini e gli Elfi ribelli (o che mai erano stati a Valinor).
Con una concezione che non sarebbe più stata ripresa negli scritti successivi, Tolkien suggestivamente indica tre vie attraverso cui raggiungere il Reame Beato:
una prima strada “collegava i mari tenebrosi e tutti gli stretti con esili ponti poggiati sull’aria, che luccicavano grigi come fossero seriche nebbie accese da una luna sottile”: è Olórë Mallë, il Sentiero dei Sogni, che gli Uomini possono percorrere solo durante il sonno.
La seconda strada passa lungo la fune dorata che il Vala Oromë lancia attraverso il cielo, ancorandola a possenti montagne, come un ponte tra Valinor e le terre orientali.
“Siccome brilla nel modo più stupefacente sotto i raggi obliqui del Sole e splende con il massimo della magia quando le piogge del cielo lo inumidiscono, mentre la luce d’oro si frantuma sulle sue corde stillanti in molte tinte di porpora, verde e rosso, gli uomini lo chiamano per lo più Arcobaleno.”
Ma gli Uomini in carne e ossa sono troppo pesanti per attraversarlo, e allora ecco che una terza strada rimane:
“Una sola, e assai buia, e tuttavia molto breve: la più breve e veloce di tutte le strade […] È chiamata Qalvanda, la Strada della Morte.”
Come già ricordato, la storia delle ‘tre strade’ scompare dalla mitologia tolkieniana nelle revisioni successive. Ma rimane, fin alla conclusione del Signore degli Anelli, l’idea di un viaggio che trasporta l’Uomo dalla realtà in cui si è dipanata la sua vita, a un mondo ‘oltre’, una terra serena e accogliente.
Certamente, secondo la concezione tolkieniana della Morte, ben altro è riservato agli Uomini, il cui spirito, a differenza di quello degli Elfi, è slegato dai confini di Arda e procede verso un luogo che non ci è dato conoscere. La speranza, non la certezza su che cosa e dove questo luogo sia, riecheggia nelle parole estreme di Aragorn ad Arwen.
Ma nella mente di tutti i lettori rimane l’immagine commovente e bellissima della cortina di pioggia che si apre, svelando la visione delle terre imperiture che accolgono l’ultimo viaggio del Portatore dell’Anello.
Il 2 settembre 1973 Tolkien si incamminò sulla ‘terza strada’, e noi vogliamo ricordare tale momento proprio con questa descrizione:
“… finché in una notte di pioggia Frodo sentì alfine nell’aria una soave fragranza e udì il suono di canti portati dalle acque. E allora gli parve che, come nel sogno a casa di Bombadil, il grigio velario di pioggia si facesse tutto di vetro argentato e venisse ritratto, e contemplò bianche prode e, al di là, una verde terra lontana sotto un rapido sorgere del sole.”
Buon viaggio, Professore!
(Brani tratti da ‘Racconti Ritrovati’, Rusconi, 1986 e ‘Il Ritorno del Re’, Bompiani, 2020)
(In copertina Taniquetil di T. Nasmith)
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